Se in natura non esiste il nero, le ombre hanno un colore
particolare? Se, sì, allora per gli impressionisti era sicuramente il violetto,
il complementare del giallo nella luce solare. L’abbondanza dei porpora nei
dipinti impressionisti era oggetto di molto sarcasmo: erano accusati di
"violettomania” e perfino il più serio Huysmans li considerò afflitti da
"indacomania", come se fosse davvero una malattia collettiva una
specie di daltonismo. Tuttavia, non c'era nulla di nuovo nell'identificare
l'ombra col porpora. Goethe commenta che «durante il giorno, a causa della
sfumatura giallastra della neve, si sono già potute osservare ombre tendenti al
violetto» e nel 1856 Delacroix, descrivendo un fanciullo che si arrampicava su
una fontana in una luce solare vivida, parlò dell'«arancio spento della luce,
toni violetti vivacissimi per le parti che emergono dall'ombra». Nonostante
questa predilezione per i viola e i malva gli impressionisti tendevano a
ottenerli mescolandoli (in genere blu cobalto o oltremare velato di lacca rossa),
piuttosto che approfittare dei pigmenti violetti di cobalto e manganese che
erano già disponibili nel periodo 1850-70. Questi nuovi pigmenti avevano solo
una modesta forza colorante, ma davano una tinta più intensa di quella che si
poteva ottenere con le miscele; Monet li amò più degli altri pittori; Renoir,
al contrario, restò fedele alla miscela lacca/blu cobalto per gli straripanti
malva e porpora.
Monet French Water Garden Painting By Monet (1840-1926)
Claude Monet, Il giardino dell'artista a Giverny, 1900.
Musée d'Orsay
Paul Gauguin, In riva al mare, 1892, National Gallery of
Art, Washington
Fonti:
Nessun commento:
Posta un commento